Con circolare n. 22 del 20.5.2020 l’Inail ha fornito chiarimenti in ordine alla tutela infortunistica dei lavoratori che hanno contratto l’infezione da covid in occasione di lavoro, avendo riguardo all’articolo 42, comma 2, D.L. n. 18/2020, per cui l’infezione covid è tutelata quale infortunio sul lavoro, anche nella corrente situazione di pandemia.

L’Istituto riprende quanto già oggetto del proprio comunicato stampa del 15.5.2020, dove precisava che dal contagio riconosciuto come infortunio sul lavoro non deriva automaticamente una responsabilità a carico del datore. Infatti, i criteri utilizzati per l’erogazione delle prestazioni sono totalmente diversi da quelli previsti in sede penale e civile, dove è sempre necessario dimostrare il dolo o la colpa per il mancato rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza. Nella circolare, l’Istituto precisa ulteriormente i criteri e la metodologia utilizzati e chiarisce le condizioni per l’eventuale azione di regresso, chiarendo che, in assenza di una comprovata violazione delle misure di contenimento del rischio di contagio indicate dai provvedimenti nazionali e locali, sarebbe molto difficile giungere ad ipotizzare e dimostrare una colpa del datore di lavoro. L’Inail ribadisce pertanto che l’eventuale riconoscimento dell’origine professionale del contagio non ha alcuna correlazione diretta con le situazioni di responsabilità civile e penale del datore di lavoro, ipotizzabile solo in caso di violazione della legge o di obblighi derivanti dalle indicazioni tecniche, che per l’emergenza covid sono contenute nei protocolli e nelle linee guida di cui all’articolo 1, comma 14 del D.L. n. 33/2020.